Buongiorno lettori e lettrici,
Oggi vi mostro un libricino che raccoglie tantissime leggende sui Fantasmi del Giappone, storie sempre colme di magia.
Andate giù giù per leggere la recensione.
Presentazione libro :

Titolo: Storie di fantasmi giapponesi
Autore: Yakumo Koizumi
Casa Editrice: Kappalab
Caratteristiche: pag. 144, 15×21 cm.
Prezzo: 15 €
ISBN: 9788885457508
Trama :
Ci attirano, ci affascinano, ci spaventano e spesso ci lasciano con un impensabile senso di vuoto. Le storie di fantasmi giapponesi aleggiano tra l’orrore e il romanticismo, in un limbo costellato da spettri di principesse, cortigiani, guerrieri e briganti che non trovano pace per essere stati costretti ad abbandonare il mondo terreno prima di aver compiuto fino in fondo il loro percorso, e infestato da oggetti o esseri talmente antichi da acquisire un’anima e mutarsi così in mononoke. Vendetta, risentimento, nostalgia, altruismo, amore: ogni spirito, umano o animale, ha il suo personale motivo per mostrarsi ai viventi, e ognuno lo fa in modo diverso.
“Storie di fantasmi giapponesi” raccoglie i più celebri racconti di genere della tradizione del Sol Levante, come quello di Hoichi, il suonatore cieco di biwa, o quello di Oyuki, la dama delle nevi, che tornano qui nella loro dimensione originale. Questi racconti costituiscono un serbatoio culturale e folcloristico per grandi autori e registi giapponesi, fra cui Rumiko Takahashi per “Lamù”, Shigeru Mizuki per “Kitaro del cimitero”, Isao Takahata per “Pompoko” e Hayao Miyazaki per “La Principessa Mononoke”.
Da questo libro, inoltre, è tratto il visionario “Kwaidan” di Masaki Kobayashi, Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes.
Kappalab presenta la nuova edizione del volume che nel 2011 portò l’opera di Yakumo Koizumi per la prima volta in Italia nella sua versione integrale, e apparso successivamente anche come “Principesse e mononoke”, impreziosito dalle evocative illustrazioni di Keiko Ichiguchi.
Yakumo Koizumi, giornalista, insegnante e scrittore, è celebre nel mondo per il suo lavoro di divulgazione sul Giappone. Nato in Grecia a Leucade (da cui il suo nome occidentale, Lafcadio Hearn), viene naturalizzato giapponese dopo le sue nozze con Setsu Koizumi, figlia di samurai di Matsue. La città di Matsue, riconoscendo in lui uno dei maggiori personaggi locali, gli ha dedicato il museo-memoriale Koizumi Yakumo Kinekan. Nel 2005 la sua vita è stata trasposta dall’irlandese Liam Halligan nella commedia teatrale The Dream of a Summer Day e raccontata attraverso quattro storie di fantasmi scritte dallo stesso Koizumi.
Recensione :
Molte volte ci avviciniamo ad un mondo contornato di miti e leggende e in questo caso il nostro viaggio inizia da Giappone con questa meravigliosa raccolta. Ogni pagina raccoglie miti sui fantasmi che rimangono nel cuore o addirittura mettono un pò di paura.
Un libro piccolino che racchiude davvero tanto pagina dopo pagina, le storie sono divise tra i fantasmi e insetti fantasmi.
Nelle sue 144 paginette troverete storie d’amore misteriose o storie di vendette e tanto altro, ma adesso vi dirò le mie preferite :

Yuki Onna
Sono Yokai delle nevi, spiriti freddi che stanno ben lontani dagli umani, spiriti da una bellezza disarmante, donne candide e pure agli occhi degli umani, ma sotto la loro bellezza si nasconde un assassina senza pietà.
C’era una volta un bel giovane che si chiamava Minokichi. Era in viaggio insieme al suo padrone, quando furono sorpresi da una tremenda tempesta di neve. I fiocchi cadevano così fitti e loro erano così stanchi che decisero di rifugiarsi in una vecchia capanna abbandonata e passarvi la notte.
Ad un certo punto, Minokichi fu svegliato da una fortissima folata di vento gelido che sferzò la capanna; aprendo gli occhi, vide all’interno della casupola una bellissima giovane donna, dai lunghi capelli neri e dalla pelle candida come la neve, avvolta in un bianco kimono fluttuante. Era china sul suo padrone e il suo bel viso era ad un centimetro di distanza da quello dell’uomo e sembrava che gli soffiasse in bocca un alito gelido.
Poi la donna si avvicinò a Minokichi, come galleggiando nell’aria, con un’espressione fredda, terrificante e mortale sul suo volto, ma quando si avvide del bel viso del giovane, i suoi lineamenti si ammorbidirono un po’. Lei lo fissò per qualche istante, dopo di che gli disse:
“Io ti risparmierò la vita, ma tu mi devi promettere che non parlerai mai a nessuno di quello che hai visto questa notte, o farai la stessa fine del tuo padrone!”.
Minokichi, terrorizzato e confuso, promise solennemente, quindi cadde privo di sensi. Quando si svegliò il giorno dopo, trovò il suo padrone morto e freddo. Minokichi si trasferì così in una città vicina, per continuare la sua vita e cercò in tutti i modi di dimenticare quella terribile notte.
Alcuni anni dopo, il giovane conobbe una bellissima fanciulla di nome Oyuki; i due diventarono amici, poi si innamorarono e decisero di sposarsi e metter su famiglia. Ebbero dei figli belli e intelligenti, ma nonostante il tempo passasse, Oyuki continuava a restare giovane e incantevole.
Una notte, mentre i bambini dormivano, Minokichi, che si era reso conto di questo fatto strano e insolito, la guardò in viso e pur amandola più di ogni altra cosa al mondo, le disse:
“Mia bella Oyuki, tu mi ricordi un episodio che mi è successo molto tempo fa. Ero in viaggio con il mio maestro quando siamo stati attaccati da una splendida signora che con il suo gelido respiro uccise il mio padrone. Era molto terrificante, ma il tuo viso assomiglia alla sua bellezza soprannaturale”.
A quelle parole Oyuki si alzò e si librò in aria, con il bel viso rigato di lacrime e deformato dalla rabbia e gli gridò:
“Quella donna ero io! Hai infranto la promessa! Dovrei ucciderti, ma non posso farlo perchè ci sono i nostri figli. Però non posso più stare con te. Prenditi cura dei nostri bambini”.
E in quel momento la bellissima donna sperì nel nulla…

Il Sogno di Akinosuke.
Nel suo giardino, vi era un antico cedro, sotto le cui fronde Akinosuke amava riposarsi nei giorni torridi.
Proprio in uno di quei giorni, mentre si perdeva tra chiacchiere e vino con altri 2 amici, si ritrovò ad essere vinto dalla sonnolenza, tanto che si addormentò.
Akinosuke sognò di vedere, proprio dal suo giardino, una maestosa processione che scendeva lentamente da una collina. Essa procedeva con sfarzo, con uomini riccamente agghindati e portantine sfarzosamente laccate.
La processione si fermò a poca distanza dall’abitazione di Akinosuke, ed un uomo d’alto rango si approciò a lui.
Dopo un profondo inchino, lo informò che il Re di Tokoyo lo richiedeva immediatamente a Palazzo.
Akinosuke, tra l’imbarazzato e lo stupefatto, non seppe cosa rispondere. Sembrava che le parole si fossero dissolte in un luogo molto lontano da lui.
Dunque salì sulla portantina che era stata preparata per lui e partì verso il Palazzo.
Akinosuke giunse alla corte del Re di Tokoyo
Il sogno condusse Akinosuke alla corte del Re di Tokoyo, dove venne aiutato a scendere dalla portantina con tutti gli onori.
Il palazzo era un tripudio di ricchezza e splendore: mai Akinosuke aveva avuto modo di ammirare cotanta bellezza.
Finalmente gli venne detto il motivo di tanta urgenza: il Re di Tokoyo desiderava che Akinosuke sposasse la sua unica figlia, quel giorno stesso.
Il matrimonio fu celebrato di lì a poco, con ogni sfarzo. Una moltitudine di ospiti era accorsa per celebrare l’evento, tutti omaggianti il Re ed il genero. La sposa apparve come una fanciulla dei cieli, con gli abiti meravigliosi come un cielo d’estate.
Pochi giorni dopo, il Re lo chiamò di nuovo a sé: lo aveva nominato governatore di Raishu, un’isola a Sud ovest del regno di Tokoyo. Il Re desiderava che Akinosuke portasse sull’isola le leggi e gli usi del regno, governando con gentilezza e saggezza.
Il Sogno porta Akinosuke sull’isola di Raishu
Akinosuke partì dunque con la sua sposa per l’isola, accompagnato da alcuni uomini di corte.
Governò con insolita facilità i primi anni, assistito dagli uomini del Re.
Riuscì a far prosperare l’isola e per 23 anni la sua vita fu costellata di gioie e fortune.
Fu durante il 24° anno di regno che sua moglie, che aveva dato alla luce 5 ragazzi e 2 ragazze, si ammalò e morì. Venne sepolta con tutti gli onori sulla sommità di una collina in un posto di rara bellezza, protetto da un monumento buddhista. Akinosuke, però, soffriva terribilmente.
Quando il periodo di lutto fu terminato, arrivò dal Re di Tokoyo un messaggio: non si sarebbe più dovuto preoccupare dei suoi 7 figli. Akinosuke sarebbe potuto tornare a casa propria, mentre il Re si sarebbe occupato dei propri nipoti.
Akinosuke dunque si apprestò a partire e salì sulla nave che l’avrebbe riportato indietro.
L’isola di Raishu pian piano spariva all’orizzonte, finché il sogno di Akinosuke non finì, ed egli si ritrovò sotto l’albero di cedro.
“Che strano!” esclamò Akinokuse, un po’ sbigottito.
Il risveglio di Akinosuke
“Akinosuke deve aver sognato – disse ridendo uno dei suoi amici – Cosa hai sognato di così strano?”.
Akunosuke raccontò tutto il sogno. La processione e la portantina, le nozze e l’isola.
Agli amici sembrò davvero strano, perché Akinosuke aveva chiuso gli occhi solo per pochi minuti.
D’un tratto, uno dei compagni disse: “In realtà, anche noi abbiamo visto qualcosa di strano mentre dormivi. Una piccola farfalla bianca ha svolazzato sul tuo volto per un secondo o due, per poi posarsi per terra, vicino al cedro. A quel punto, una grossissima formica è uscita da un buco, ha afferrato la farfalla e l’ha trascinata nel buco. Poco prima che ti svegliassi, la farfalla è uscita dal buco e ha di nuovo volato sopra di te. Poi è sparita”.
L’altro amico rifletté: “Forse era l’anima di Akinosuke… Ma come potrebbe spiegare il sogno?”.
Rispose il primo uomo: “Le formiche potrebbero. C’è un grosso nido sotto il cedro”.
E i 3 subito si precipitarono a vedere.
Videro che la terra era stata scavata da una prodigiosa colonia di formiche. Videro una sorta di costruzione dentro il buco, come una piccola città, e al centro di tutto, una formica grandissima, con le ali gialle e il capo nero.
“Ma quello è il Re del mio sogno – esclamò Akinosuke – e la città è il Palazzo di Tokoyo! Forse potrei trovare anche l’isola…” mormorò. Allora subito cercò e cercò, finché non trovò una minuscola montagnola e, in cima, protetta da un piccolo sasso che ricordava un monumento buddhista, trovò il corpo di una femmina di formica.
C’è chi vede dei parallelismi tra le formiche e gli esseri umani. Sia le formiche sia gli uomini sono organizzati in società e vivono attivamente per il bene di tutti.
D’altro canto, però, se formiche sembrano essere interamente devote al benessere collettivo, la cosa è diversa per gli umani che a volte sembrano librarsi in volo come farfalle…
Ed ecco che vi ho raccontato le due storie che mi son piaciute di più di tutte.
Vi lascio a questa meravigliosa lettura da non perdere!
Un abbraccio volpe.!
Il folclore giapponese è molto ricco. Grazie per la segnalazione!
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Grazia a te per seguirmi! mi riempe sempre il cuore.
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